L'ENIGMA DELLA STATUA DI PRATO DELLA VALLE

Oggi Prato della Valle è uno dei simboli di Padova, grazie sia alla sua grandezza si dice sia la seconda piazza più grande d'Europa sia alla sua bellezza. Eppure un tempo era un'enorme palude, tanto che Donatello la chiamava il "paradiso delle ranocchie": riuscite a immaginarlo? Impossibile! Questo covo di zanzare venne riempito in tempi record grazie ad Andrea Memmo, provveditore della Serenissima Repubblica di Venezia, che decise di riqualificare l'area. Le motivazioni del Memmo furono di certo nobili, ma qualche ruolo deve averlo avuto anche il fatto che lui abitasse in uno dei palazzi che si affaccia sulla piazza. Una volta bonificata l'area si fece prendere un po' la mano e decise che si poteva andare oltre: stabilì quindi che quella doveva diventare la grande piazza delle statue. Così il professore Domenico Cerato immaginò la piazza ovoidale attorniata da una canaletta decorata da un triplice ordine di sculture che rappresentavano i personaggi illustri della storia padovana.

Questa era l'idea originale ma fra il dire e il fare, si sa, ci sta di mezzo il mare, ovvero, in questo caso, i soldi. Ecco perché, passeggiando oggi lungo la canaletta è del tutto normale sentirsi dei somari: parecchi dei personaggi raffigurati sono dei perfetti sconosciuti! Venezia, non avendo denaro a sufficienza per terminare l'abbellimento de11'isola, aveva deciso infatti di concedere a chiunque potesse permetterselo (anche in comode rate) di offrire alla città la statua di un personaggio a sua scelta. Questa azzeccatissima idea di crowdfunding è all'origine dello spaesamento che oggi proviamo guardando in faccia gli ignoti personaggi che non solo non erano famosi, ma spesso non erano nemmeno patavini o nulla avevano a che fare con Padova e l'Italia.

Sul diario del conte polacco August Moszytlski leggiamo un fatto curioso, avvenuto durante un suo viaggio nel nostro Paese. Ascoltate qui: «Sui bordi del canale si collocarono le statue di uomini famosi che avevano relazione con Padova. Gli amici e i protettori le commissionavano pagandole coi loro proventi. Il signore Memmo mi ha mostrato le statue di Jan Sobieski e Jan Zamoyski, ambedue personaggi che molto tempo fa erano allievi dell'università patavina.

Le figure sono state collocate lì col denaro e colla sollecitudine di Vostra Maestà. Sobieski è molto somigliante e abbastanza ben realizzato, Zarnoyski non è ancora finito». Il re di Polonia Sobieski se ne sta appollaiato quatto, quatto presso la statua numero 75, nonostante sembrerebbe che non abbia mai messo piede in città. Ma quello che interessa a noi è Zarnoyski, che venne dalla Polonia a studiare qui e una volta rimpatriato decise di costruire una copia di Padova: Zarnosc. Lui sì che se la merita una statua in Prato per aver così tanto amato questa città e averne esportato la bellezza. E invece no, sembra che questa scultura non appaia nella piazza. Che fine avrà fatto? Oppure, con quale personaggio è stato scambiato per tutti questi anni?

 

   

PDF
 
TORNA TORNA
tratto da "Misteri e storie insolite di Padova" -Newton Comption editori